Rivoluzione verde?

L’uomo è davvero disposto e interessato ad invertire il processo consumistico prima che si arrivi ad un catastrofico collasso del nostro pianeta? A quanto pare è ancora difficile (se non impossibile) dissociare il termine rispetto della natura al termine consumismo (o bisogno di consumare ad ogni costo);  i protocolli internazionali, gli accordi siglati tra le potenze mondiali, gli accorati appelli degli ambientalisti non hanno ottenuto risultati soddisfacenti, ma di certo non possiamo rinunciare a mantenere viva la speranza.

Col termine “rivoluzione verde” si indica per convenzione quel periodo di grande boom della produttività agricola degli anni 1960/’90 (e non ancora finito, anzi!) che ha segnato per sempre il nostro modo di consumare e di sfruttare la terra e di conseguenza tutto ciò che a questo processo è correlato, dall’inquinamento per estrarre la materia prima fino al traffico per il suo trasporto. Si potrebbe quindi tentare di cambiare il senso al termine rivoluzione verde modificandone i principi profondi oppure sarebbe più realistico parlare di involuzione verde?

Mi chiedo se è prorpio necessario che, per acquisire consapevolezza dello stato disastroso dell’ambiente in cui viviamo, sia necessario fare ricorso a continui appelli ecosostenibili, mentre sarebbe molto più semplice fare qualche passo indietro e magari ristabilire uno stile di vita come quello dei nostri nonni.

Il tema è troppo ampio e non mi dilungo, ma volevo solo segnalare un video del WWF che mi ha (tristemente) colpito: